Le ali della libertà, compie 19 anni il film dalla trama che ci esclude di Stephen King
Cinema / News - 14 October 2013 10:31
“Rita Hayworth and Shawshank Redemption” è la novella di Stephen King da cui è tratto il film Le ali della libertà
Le ali della libertà (“The Shawshank Redemption”) usciva diciannove anni fa negli Stati Uniti. Era il 14 ottobre 1994, e il film di Frank Darabont con Tim Robbins e Morgan Freeman segna più di un immaginario cinematografico, anche per i suoi innumerevoli passaggi televisivi. Lo segna sia per la tematica che per il tipo di narrazione, oggi desueta nella cinematografia statunitense. Ed è Stephen King a propugnarla, grazie al racconto del 1982 “Rita Hayworth and Shawshank Redemption” da cui il film è tratto, e contenuto nella raccolta “Different Seasons”
La trama della novella “Rita Hayworth and Shawshank Redemption” è semplice ma potente. Nel 1947 Andy Dufresne giunge nel carcere di Shawshank, poiché da banchiere è accusato di aver assassinato la moglie ed il suo amante. Qui incontra Red, capace di procurare la roba ai detenuti: Andy è appassionato di minerali, e Red gli procure un martelletto assieme ad un poster dell’attrice preferita, ossia Rita Hayworth.
Andy è esperto anche in fiscalità, così agevola molti detenuti consigliando modi per evitare le tassazioni. Ammirato dai carcerati e dalle guardie ottiene di poter stare da solo in cella, prende il posto del bibliotecario anziano e comincia a spedire settimanali lettere al Senato per ottenere un rifornimento di libri. Lo stesso direttore del carcere beneficia della sua intelligenza, poiché Andy convince i carcerati a lavorare fuori dalla prigione, ad un prezzo inferiore al mercato: le ditte hanno difficoltà a competere con i costi dei carcerati e passano bustarelle al direttore per indirizzare i lavori dei prigionieri in altri settori. Riesce ad ottenere la riapertura del processo, confida a Red che prima di essere condannato all\'ergastolo vendette i propri beni a nome di una persona inesistente - Peter Stevens - falsificando documenti che ora sono nascosti sotto ad una roccia nera in un muro di pietra che delimita un campo nella piccola città di Buxton, vicino Shawshank. Un giorno il direttore scopre che la cella di Andy è vuota, il poster di Rita Hayworth ora è sostituito da quello di Linda Ronstadt, dietro c’è un buco creato con il martelletto. Andy è penetrato nelle fogne strisciando per 500 metri ed è fuggito. Red riceve una cartolina vuota da Mc Nary, piccola città vicina al confine col Messico, e quando è rilasciato sulla parola cerca il campo con il tesoro: lo trova e violando la libertà condizionata segue Andy in Messico.
Racconto lineare, senza troppi effetti orrorifici degni di Stephen King: il personaggio matura lentamente, è la sua stessa intelligenza a segnare l\'evoluzione della storia. Non ci sono episodi di violenza, ma tutto è tenuto in vita dall’esclusione: si esclude il motivo per cui Andy desidera un martello, un poster, per cui si mostri gentile così da avere una cella tutta per sé. L\'obiettivo di tale gentilezza si scorge solo alla fine, tanto che non ci è dato sapere cosa lui pensi. E questa esclusione aumenta nello spettatore il senso di suspense.
Stephen King ha prodotto altre opere in cui la narrazione lineare non ci permette di sapere cosa desideri il protagonista. “Carrie” (1974) da cui Brian De Palma ha tratto il film nel 1976. “The Shining” (1977) da cui Stanley Kubrick ha tratto il film del 1980. Fino a “The Green Mile” (“Il miglio verde”, 1996) da cui lo stesso regista Darabont ha tratto il film del 1999.
Una modalità di scrittura che ormai è abbandonata, sia al cinema che in letteratura. La recente produzione di Stephen King è tornata infatti verso l’orrido, come per “A Good Marriage” (2010) da cui sarà tratto un film, o alla rivisitazione meta-storica come in “11/22/63”, dove si ipotizza come sia la società senza l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy.
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