Lore, i bambini del Terzo Reich nel dopoguerra: la critica accoglie il film di Cate Shortland

Cinema / News - 11 February 2013 06:21

Dopo "Somersault", l'australiana Cate Shortland dirige una nuova controversa pellicola: la critica statunitense dà il benvenuto a "Lore", thriller di guerra uscito la scorsa

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Dopo l'acclamato Somersault (2004), Cate Shortland dirige il suo secondo lungometraggio, il thriller di guerra Lore (2012). La pellicola è stata presentata al Sydney Film Festival. Inoltre, è stata premiata al Festival del Film di Locarno lo scorso agosto, e all'International Film Festival di Stoccolma, in novembre: selezionata tra i miglior film stranieri agli Oscar 2013, tuttavia, senza giungere alla rosa dei finalisti.
Nel cast: Saskia Rosendahl, Kai Malina, Nele Trebs, Ursina Lardi, Hans-Jochen Wagner, Philip Wiegratz.
Lore è uscito l'8 febbraio scorso in copie limitate a Los Angeles e a New York, ricevendo una lusinghiera accoglienza da parte della critica.

Lore, è tratto da The Dark Room, romanzo di Rachel Seiffert, adattato dalla stessa Shortland in collaborazione con Robin Mukherjee: il film è ambientato nella primavera tedesca del 1945. Hitler è morto e la Germania è occupata. Lore (Saskia Rosendhal) ha 14 anni. Il padre (Hans-Jochen Wagner), un alto ufficiale delle SS, è appena tornato in Baviera in tutta fretta: con la moglie (Ursina Lardi) distrugge prove compromettenti e istruisce i figli a fuggire per salvarsi. Lore, la maggiore, dovrà guidare i suoi quattro fratelli verso Amburgo, dove vive la nonna. Lungo il tragitto, a contatto con l'orrore palpitante della guerra, l'adolescente scopre che tutte le certezze con cui è stata indottrinata, sono altrettante bugie: soprattutto, quando, infine, troverà nel giovane ebreo Thomas (Kai Mailina) un fido compagno di viaggio.

Uno sguardo intimistico ("The Hollywood Reporter") e lirico ("Variety") per una pagina di storia trascurata: i bambini del Terzo Reich, sopravvissuti ai loro genitori, giovani vittime di un'ideologia inferta.
La critica statunitense concorda sulla pellicola nel lodarne il contributo storico del punto di vista - il "New York Times" sottolinea la totale assenza di nazi-stereotipi), la performance del cast - scoprendo un nuovo talento nella giovane Rosendhal – e la straordinaria fotografia di Adam Arkapaw (Animal Kingdom, 2010, Snowtown, 2011).

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