Voyager: il programma su Rai Due condotto da Roberto Giacobbo affronta l'aldilà

Tv / News - 05 February 2013 07:01

Ieri Voyager si ha affrontato il delicato argomento dell'esperienza pre-morte: Roberto Giacobbo ha raccolto la testimonianza del professor Eben Alexander il quale sostiene di essere stato in paradiso

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Film Gli anni più belli - video

Ieri quattro febbraio su Rai Due nuova puntata del programma d'inchiesta Voyager condotto da Roberto Giacobbo, che ogni lunedì conduce lo spettatore a svelare i segreti e i lati oscuri che appartengono al nostro pianeta.

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Cosa ci attende dopo la vita? Esiste l'aldilà? Sono queste le domande a cui la trasmissione ha tentato di dare delle spiegazioni

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A proposito esiste un interessante verità svelata da Eben Alexander, un neurochirurgo dell'Università di Harvard. Il professore sostiene niente di meno di essere stato in paradiso e di essere tornato nell'aldiquà per poterlo raccontare. L'uomo è stato in coma profondo, e durante il sonno il suo cervello non mostrava più alcun segno di attività, ma la sua mente sembra aver compiuto un viaggio straordinario in un'altra dimensione. La sua esperienza extra corporea storia è stata pubblicata in un libro, manco a dirlo divenuto il caso letterario del momento negli Stati Uniti.

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La questione è: il Prof. Alexander possiede veramente le prove dell'esistenza di una vita oltre la vita? Come sempre Voyager ha indagato raccogliendo la sua testimonianza.

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Le esperienze ai confini della morte, anche note come NDE (acronimo di Near Death Experience) sono le sperienze vissute e descritte da soggetti che, a causa di malattie terminali o eventi traumatici, hanno fisicamente sperimentato la condizione di coma, arresto cardiocircolatorio o encefalogramma piatto, senza giungere fino alla vera e propria morte. Molti sono gli elementi che messi a confronto tra loro accomunano tali esperienze: la difficoltà nel descrivere la propria NDE e lo stato di benessere vissuto; nel caso di morti violente l'assistere come se si fosse una terza persona, alla constatazione della propria morte da parte di chi sopraggiunge; l'attraversamento del fatidico di tunnel buio in fondo al quale si intravede distintamente una forte e calda luce.

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Roberto (ragazzo di cui non è dato conoscere il cognome) ha fornito una realistica testimonianza della sua NDE. Scivolando dalla sponda di un fiume, cadde nell'acqua all'altezza di cinque metri. Il ragazzo non riusciva a respirare né a chiedere aiuto in quanto ingoiava acqua e in quei concisi momenti a che Roberto perse contatto con il proprio corpo e gli tornarono in mente, come proiettate in uno schermo, tutte le sue esperienze di vita passata, sia quelle recenti che quelle vissute da bambino e che in maniera cosciente non ricordava più. Ad un certo punto di questa paurosa ma mistica vicenda gli apparve una forte luce, come un sole, una luce che, nonostante fosse luminosissima, potevo guardare tranquillamente, senza provare fastidio, poiché non la guardavo con gli occhi fisici, bensì con quelli spirituali. Luce che infondeva senso di calma, tranquillità e benessere. La luce lo avvolgeva completamente, gli appariva perfetta ed armonica ed era forte la tentazione di abbandonarsi ad essa, finché la mano di uno sconosciuto (Roberto non seppe mai chi fu) non lo afferrò e non lo portò in salvo. Esperienze sconcertanti ma che, se vere, lasciano presagire che l'esperienza della morte non è poi così terribile.

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