Matteo Nucci, un omaggio al mondo delle corride e al capolavoro di Hemingway

Comics / News - 01 May 2012 07:40

Avvicinandosi la festa di San Isidro, che comincia il 15 maggio e durante la quale vengono organizzate le corride più seguite e spettacolari in Spagna, vale la pena soffermarsi sull’interessante roman

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Matteo Nucci, un omaggio al mondo delle corride e al capolavoro di Hemingway. Scrisse Ernest Hemingway in Morte nel pomeriggio (1932): “Il coraggio percorre una distanza breve; dal cuore alla testa, ma quando se ne va non si può sapere dove si ferma; in un'emorragia, forse, o in una donna, ed è un guaio essere nella corrida quando se n'è andato, dovunque sia andato.” Fu questo uno dei più significativi omaggi al mondo delle corride e dei tori. Avvicinandosi la festa di San Isidro, che comincia il 15 maggio e durante la quale vengono organizzate le corride più seguite e spettacolari in Spagna, vale la pena soffermarsi sull’interessante romanzo di Matteo Nucci, (già finalista al premio Strega con Sono comuni le cose degli amici, 2009). Leggendo Il toro non sbaglia mai (2010) ci troviamo nell’arena, sentiamo addosso il peso di uno sguardo feroce, le gambe tremano, il cuore fa un balzo. Cerchiamo il coraggio, scapperemo o riusciremo a ingannare le nostre paure? Il suo libro è la metafora della vita, intelligenza e mortalità che si intrecciano nel racconto di una corrida senza fine. Ci troviamo in cerca del sublime dietro l’inganno, del mito oltre la realtà. La storia scivola via veloce, sospesa in una dimensione fuori dallo spazio e dal tempo; è la cronaca de l' “Ilusion”, del desiderio di un italiano di conoscere il mondo dei tori, della sua grande amicizia con Rafael, un torero sfortunato e dall’umore incostante. Ripercorriamo il dramma delle illusioni infrante crescendo: è commedia e tragedia insieme.

Le pagine scivolano come un drappo rosso (capote) davanti agli occhi. Un’ombra sinistra è pronta a tendere un’imboscata, quasi fosse la punta della spada del torero, sfoderata per dare la morte,  colpire in un solo istante, improvvisa, uccidendo la fantasia e il desiderio di riscattarsi dalle sconfitte subite. Un mistero pazientemente ordito si svelerà nelle ultime pagine di questo strepitoso viaggio nel sud della Spagna. Ma soprattutto è questo il viaggio alla ricerca di un giorno speciale, meraviglioso, che tutti noi cerchiamo e che solo pochi hanno la fortuna di conoscere: “E’ stato il giorno in cui ho visto l’uomo e il toro unirsi in una dimensione che non conoscevo, come se il volto dell’uomo e il muso del toro fossero lì lì per fondersi. E’ stata la sera in cui ho visto gente piangere e abbracciarsi, uomini prendersi per mano e gridare, vecchi mormorare ritornelli simili a preghiere e donne chiudere gli occhi. E’ stata la notte in cui non si riusciva a parlare e ciascuno di noi avrebbe voluto trovare qualche particolare, qualcosa a cui attaccarsi per rendere eterno il brivido a cui si era assistito, allora io e il mio amico Giovanni ce ne andammo per le strade della città, cercavamo di ricordare i movimenti e i passaggi più belli, mimavamo il toro e il torero e ridevamo e continuavamo a parlare e tentare una cronaca impossibile e finimmo a mangiare pesce nella trattoria Can Maño a Barceloneta, la mia preferita, e facemmo la fila, una fila lunghissima lì fuori su Calle del Baluard e intanto bevevamo birra e non smettevamo di cercare particolari, particolari su particolari e non trovavamo nulla veramente da dire, nulla che raggiungesse l’estasi della corrida per cui si potrebbe aspettare una vita.”

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