Omaggio a Baricco, perché a volte bisogna avere il coraggio di sbagliare una virgola
Comics / News - 17 January 2012 15:00
Diceva Oscar Wilde: “Ho trascorso la mattina a cercare di aggiungere una virgola. Alla fine del pomeriggio l’ho tolta”. Quanti autori oggi rischiano una virgola? Quanti hanno a cuore il valore stilist
Omaggio a Baricco, perché a volte bisogna avere il coraggio di sbagliare una virgola. Kunal Basu, noto autore indiano, ha invitato al prossimo Jaipur Literary fest Alessandro Baricco che rappresenterà l’Italia in un festival di grande importanza internazionale, in cui interverranno autori del calibro di Salman Rushdie e la famosa conduttrice Oprah Winfrey.
Diceva Oscar Wilde: “Ho trascorso la mattina a cercare di aggiungere una virgola. Alla fine del pomeriggio l’ho tolta”. Quanti autori oggi rischiano una virgola? Quanti hanno a cuore il valore stilistico di una frase e si dedicano alla sperimentazione linguistica oltre che narrativa? Raggiungere un corretto equilibrio tra il fascino della parola scritta e la tensione narrativa è estremamente difficile. L’esempio più alto di questa formula di narrazione è rappresentata sicuramente da Marcel Proust, i suoi periodi sono ampi, sognanti, rivelano una melodia verbale che accompagna la lettura. Una pagina di questo tipo arricchisce il libro, lo rende unico, speciale.
Molti autori oggi si difendono con la rapidità. Le pagine diventano ricche di dialoghi, concedono poco spazio al piacere della lettura. La descrizione è vista come una pausa, l’elemento essenziale resta la struttura del romanzo, la credibilità della storia, la suggestione immediata, che colpisce e lo fa senza indugio.
Casi letterari importanti restituiscono valore a una ricerca stilistica approfondita, più difficile, appassionata, si pensi a Carlos Ruiz Zafon che con L’ombra del vento (2001) ha stupito con uno stile ricco di qualità narrativa, o ad Helen Humphreys, autrice canadese poco conosciuta in Italia e definita dal New York Times come una delle dieci voci più rappresentative degli ultimi anni. E infine si pensi allo splendido La zia Julia e lo scribacchino (1977) del premio Nobel Mario Vargas Llosa. Tutto sembra suggerire al giovane autore che, forse, non sarà mai in grado di scrivere un libro vero, raggiungendo un livello così alto e rappresentativo come quelli citati. Sbagliare un aggettivo può compromettere un intero periodo. Tuttavia, leggendo questi libri troverà frasi da custodire, frasi che non sarebbero mai nate se qualcuno non avesse rischiato.
L’autore italiano che si avvicina maggiormente a questa impostazione è appunto Alessandro Baricco. Il miglior augurio che si possa fare a uno scrittore giovane è che un giorno sia in grado di scrivere almeno una frase come queste, magari proprio concedendosi il rischio di una virgola dove è tentato di tagliare con un punto…
“Dev’essere una specie di hobby: collezionare illusioni di cui non essere all’altezza” (Barnum 2, 1998). “Le cose che si sanno sono le cose normali, o le cose brutte, ma poi ci sono i segreti, ed è lì che si va a nascondere la felicità” (Castelli di rabbia, 1991). “Per quanto uno si sforzi di vivere una sola vita, gli altri ce ne vedranno dentro altre mille, e questa è la ragione per cui non si riesce a evitare di farsi male” (Senza sangue, 2002). “- Lei ha figli? - chiese. - No. - Perché? L'uomo rispose che bisogna avere fiducia nel mondo per avere figli” (idem). "Per questo siamo in grado di metabolizzare incredibili dosi d'infelicità scambiandole per il doveroso corso delle cose: non ci sfiora il sospetto che nascondano ferite da curare e fratture da ricomporre” (Emmaus, 2009). “Siamo colpevoli quando desideriamo qualcosa che fa male agli altri? O i nostri desideri sono sempre innocenti, ed è un nostro diritto cercare di realizzarli?” (La storia di Don Giovanni raccontata da A. Baricco, 2010). “Così questo buio io lo prendo e lo metto nelle vostre mani. E vi chiedo Signore Buon Dio di tenerlo con voi un’ora soltanto, tenervelo in mano quel tanto che basta per scioglierne il nero per sciogliere il male che fa nella testa quel buio e nel cuore quel nero, vorreste?” (Oceano mare, 1993). "Siamo noi che siamo ciechi, Bird. Vediamo solo quello che ci aspettiamo di vedere”. (City, 1999). “La musica giusta perché sia una danza, in qualche modo, e non uno strappo quell'andarsene, quello scivolare via, salvifico e assassino. A saperlo danzare farebbe meno male. E per questo tutti, cercano quella musica, in quel momento, dentro le parole, sulla polvere dei gesti, e sanno che ad averne il coraggio, solo il silenzio lo sarebbe” (Oceano mare).
Motivi questi per cercare in libreria l’ultimo romanzo di Alessandro Baricco: Mr Gwyn (dicembre 2011, disponibile anche in ebook), appassionante storia di uno scrittore londinese che, nonostante un discreto successo, prova un senso di grande delusione per la sua condizione: “Un giorno mi sono accorto che non mi importava più di nulla, e che tutto mi feriva a morte”. Decide così di cambiare le sue abitudini, escludendo dalla sua vita una lista di cinquantadue cose, l’ultima è proprio scrivere, aprendo così a una fase riscoperta autentica della meraviglia di un gesto semplice eppure insostituibile, meravigliarsi della poesia dello straordinario libro che è il mondo: “Tutti siamo qualche pagina di un libro, ma di un libro che nessuno ha mai scritto e che invano cerchiamo negli scaffali della nostra mente” .
Un ringraziamento speciale va a Flavia Capoano, nessuno meglio di lei poteva proporre una selezione di frasi da ricordare, è curatrice della pagina Le frasi più belle di Alessandro Baricco, con più di 14.500 contatti su Facebook.
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