Recensione film Bar sport, cappuccino con poca schiuma per Claudio Bisio

Cinema / News - 21 October 2011 16:16

Prima trasposizione cinematografica del romanzo di Stefano Benni

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Il regista Massimo Martelli in Bar sport sembra più intento a togliere l’innata spudoratezza di Claudio Bisio e l’astuzia di Giuseppe Battiston che di re-inventare libro di Stefano Benni. Tradire un romanzo è una delle migliori operazione che si possano realizzare in una trasposizione filmica, e quando il romanzo è Bar sport ciò è necessario.

Antonio gestisce un bar, dove si affastellano l’onnisciente Tennico, il playboy che millanta le conquiste, le ciniche attempate, il giocatore di flipper, quello delle sudate carte (scopa o settebello), il frustrato sentimentale, la prostituta. Le storie si intrecciano lievi, con un onirismo romagnolo che il romanzo lasciava trapelare.

Era quindi complesso trasporre un’opera calligrafica, quasi felliniana in immagini. E Martelli – già regista delle serie tv All Stars (2010), Medici Miei (2008) e Love Bugs 3 (2007), nonché del film Il segreto del successo (2003) – è troppo dubbioso di sperimentare l’avanguardia e troppo reverente ad un situazionismo che se non deformato rischia di annoiare.

La verve rimane, così come l\'intercalare degli attori che si assottiglia nella provenienza letteraria. Bisio è sempre il caustico di Benvenuti al Sud: ma più imbrigliato. Angela Finocchiaro ha il  medesimo smarrimento: ma più macchiettista. Rimane un romanzo romagnolo, senza una storia che dia un significato ulteriore alle pagine pubblicate nel 1976.

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