Cult: “Maradona by Kusturica”

Il regista bosniaco Emir Kusturica porta sul grande schermo la vita di un grande campione, in un avvincente documentario, raccontando il passato sportivo e non, di Diego Armando Maradona. 

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 Un portatore insano di felicità, amore, ribellione e passione. Una sorta di divinità umanissima, che da queste stesse è stata schiacciata. Ecco chi è Maradona, il più grande giocatore di calcio di tutti i tempi. 

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Emir Kusturica genio anarcoide come lui, era l'unico che lo poteva raccontare: alla Salle Bazin di Cannes, c'era una ressa che neanche allo Stadio San Paolo di Napoli il giorno del primo scudetto, tutti volevano vedere i 90 minuti su Maradona, questa volta davanti a una macchina da presa. 

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La storia di un calciatore che è entrato nell'olimpo dello sport e nell'inferno della vita, dall'altro il campione che tutti conoscono e l'uomo che si è perduto fisicamente, in mille dissipazioni, che lo hanno condotto in più di un'occasione, a ricoveri ospedalieri di urgenza. 

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I due si stimano reciprocamente e il film lo dimostra. Kusturica segue il suo protagonista da Buenos Aires, dove festeggia il compleanno della figlia Dalma, a Cuba, (Maradona è un convinto sostenitore del regime castrista). 

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In questo percorso non possono mancare Napoli (città che lo ha amato e ancora lo ama) e la kusturiciana Belgrado.
Il regista dichiara: “Sono un idealista: per me Maradona sarà sempre più grande, dell'effetto che le droghe hanno avuto su di lui. È un artista perchè significa andare al di là dei propri limiti. Questo non ha nulla a che vedere con questa società, che ti mette su un piedistallo, per poterti poi distruggere e seppellirti”. 

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È forse da queste frasi, che si può comprendere il motivo di un'amicizia, in cui l'uno in qualche misura si riconosce nell'altro, trasformando così il documentario, in una reciproca attestazione di rispetto e ammirazione.

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