The Fighter- Ancora il pugilato sul grande schermo

Cinema / News - 03 March 2011 06:00

Esce il 4 marzo "The Fighter" vincitore di 2 Oscar

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Film Spoiler Alert - video

The Fighter, film diretto da David O. Russell (Amori e disastri - 1996, Three Kings - 1999), uscirà il 4 marzo nelle sale italiane dopo aver portato a casa due importanti premi Oscar: quello per migliore attore e attrice non protagonisti conferiti rispettivamente a Christian Bale e Melissa Leo. Il primo è un attore britannico noto per la grande versatilità, per l'abilità nel parlare i vari dialetti della lingua inglese e dell'americano e per la disponibilità nel perdere o acquistare peso, cosa particolarmente evidente in film come L'uomo senza sonno, in Batman Begins e in The Fighter. Divenne celebre all'età di tredici anni come protagonista ne L'impero del sole (1987), diretto da Steven Spielberg, ma lo si ricorda per molti altri film come American Psycho (2000), The Prestige (2006), Io non sono qui (2007), Il cavaliere oscuro (2008), Terminator Salvation (2009) e Nemico Pubblico - Public Enemies (2009). Per quanto riguarda Melissa Leo, è un'attrice statunitense molto presente in serie televisive americane di successo e giunta alla notorietà internazionale con il film indipendente Frozen River - Fiume di ghiaccio (2008) che le è è valsa anche la prima candidatura agli Oscar come migliore attrice protagonista. Tornando a The fighter, il film trae ispirazione dalla vita del pugile americano di origine irlandese Micky Ward, campione nella categoria dei pesi leggeri, e del suo allenatore e fratellastro Dicky Eklund, anch'egli pugile ma per breve tempo. Tra degrado e fallimenti, bassifondi e sogni di gloria, si evolve la storia dei due fratellastri in un'atmosfera che richiama tutto un filone di celebri film sul pugilato. Partendo dal lontano Lassù qualcuno mi ama del 1956 (vincitore di due premi Oscar), diretto da Robert Wise e interpretato da Paul Newman, tratto dalla biografia del campione di boxe degli anni quaranta Rocky Graziano, passando poi per il celebre Toro scatenato (1980) di Martin Scorsese in cui l'indimenticabile Robert De Niro, qui vincitore dell'Oscar come migliore attore protagonista, interpreta il ruolo del pugile del Bronx Jake LaMotta, realmente esistito. Ricordiamo inoltre tutta la serie di Rocky (1976), il primo dei quali vincitore di ben tre premi Oscar, con cui Sylvester Stallone ottenne la celebrità nel ruolo del pugile Rocky Balboa, che si ispira alla vera vita di Chuck Wepner, noto per avere resistito 15 round contro il grande Muhammad Alì. Per continuare la carrellata di film che hanno affrontato questo mondo, non si possono tralasciare il vincitore di quattro premi oscar Million Dollar baby del 2004 con la regia di Clint Eastwood, che si concentra questa volta su una protagonista femminile interpretata da Hilary Swank e che descrive anch'esso la voglia di farcela e la sete di riscatto da una vita mediocre. Nel 1999 abbiamo poi Hurricane - Il grido dell'innocenza, interpretato da Denzel Washington che per la parte ottenne l'Orso d'argento come migliore attore. Qui la tematica della boxe si lega a quella del razzismo perché il film narra la storia vera di Rubin "Hurricane" Carter che dopo un'infanzia difficile in riformatorio riesce a riscattarsi diventando un pugile professionista per poi però essere accusato e condannato ingiustamente a tre ergastoli per tre omicidi non commessi. Del 2001 è poi Alì, diretto da Michael Mann, in cui Will Smith interpreta Cassius Clay / Muhammad Alì. Per concludere, ricordiamo Cinderella Man - Una ragione per lottare, del 2005, diretto da Ron Howard e interpretato da Russell Crowe, in cui si racconta la vera storia dell'ex campione dei pesi massimi James J. Braddock, irlandese che veniva così soprannominato ("Cenerentolo"). Ciò che sembra legare questi film è il background comiune dei suoi protagonisti veri o inventati, ossia il bassofondo, la vita da strada, il sudore e la voglia di combattere per farcela, per arrivare a superare non  tanto l'avversario ma se stessi e le proprie paure. Non è un caso che il cinema si sia tanto concentrato sul mondo della boxe, perché è forse lo sport più brutale e primoriale, quello in cui l'uomo rischia davvero il sangue e la menomazione, e in cui lo scontro non è mai solo fisico, ma psicologico. Sarà poi per la sforzo trasformativo che richiede all'attore ma in questo genere di film sembra concentrarsi un numero sorprendentemente alto di candidature e premi…o sarà semplicemente un genere che porta bene! 

 

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