Silvana La Spina Intervista, autrice del romanzo L’ombra dei Beati Paoli

Libri / Intervista - 11 July 2024 15:00

In libreria dal 16 luglio

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Il prossimo 16 luglio uscirà nelle librerie il suo ultimo romanzo dal titolo L’ombra dei Beati Paoli, ambientato nella Palermo del Settecento, può introdurci alla storia di questa nuova narrativa? Per quale motivo ha scelto il periodo dei Viceré e proprio quello riferito a quasi fine Settecento?

Mi piacciono i thriller storici, anzi mi piace la storia. E se a questa si aggiunge il mistero ancora meglio. Ho scelto il Settecento perché è un epoca determinante, specie la fine del secolo, dopo la diffusione delle nuove idee francesi in tutta Europa, di conseguenza anche in Sicilia. Anzi i Borbone erano in questo all’avanguardia e Napoli era una delle città più illuminate, insieme a Milano. Ma Palermo non accetta di buon grado i burocrati di Napoli e si fregia del vecchio parlamento normanno, così che all’arrivo del viceré Caracciolo, noto illuminista, le due realtà si scontrano. I nobili preferiscono passare per retrogradi pur di non accettare le nuove regole. Ho quindi scelto il Settecento perché forse mi piacciono nella storia i fallimenti, il momento in cui tutto poteva essere e non è stato, e alla fine tutto resta immobile. In Sicilia è così da millenni, tutto poteva essere ma non è successo. Immobilismo? Autodistruzione? Vigliaccheria storica? Vai a saperlo. Naturalmente in tutto questo mi serviva un eroe, uno che la vede diversamente e che crede nel futuro. Ho scelto Maurizio di Belmonte, perché è un uomo forte ma fragile, perché è fedele al Viceré, perché crede nella giustizia. Non ha nemmeno una fede religiosa sicura, crede come Pascal che Dio è una scommessa che ogni volta si rinnova. E non è nemmeno uno sbirro, ma solo un uomo di fiducia del Capo, senza un incarico preciso. E’ l’uomo del Viceré, appunto.

Tra i suoi personaggi, da lei creati, come per esempio il commissario Santoro in “Morte a Palermo” (1987) o la commissario Cangemi di “Uno sbirro femmina” (2007), quale le è rimasto più addosso o al quale a trasferito più di sé?

Dei tre detective che ho costruito nel tempo, certo come donna sono vicina a Maria Laura Gangemi, ma solo ora mi accorgo che Maurizio di Belmonte ha una vita sentimentale vera, delle attese, delle speranze nel cuore. Gli altri invece erano individui sconfitti nei sentimenti e spesso amareggiati, specie Maria Laura che aveva addirittura sposato un sadico manipolatore. Forse in questo il Belmonte è più maturo o forse più personaggio.

Una morte sospetta, un assassinio attribuito ai Beati Paoli, spinge il Viceré a chiamare il barone Maurizio di Belmonte per risolvere il delitto. Personaggio noto ai lettori per essere protagonista de L'uomo del Viceré (2021), come è nata questo personaggi retto che deve confrontarsi con un contesto caratterizzato da nefandezze, nel quale agisce la setta dei Beati Paoli? Nelle sue ricerche di romanziera ha mai avuto la certezza o il dubbio che i Beati Paoli siano realmente esistiti?

Di solito scelgo un periodo storico che trovo congeniale o politicamente più dinamico, perché anche nel genere storico ho una visione etica della scrittura, deve avere un senso, uno scopo, deve giudicare dove sta il bene e il male. E’ la mia formazione, come tanti vengo da una letteratura se vogliamo illuministica, quella che vede in Sciascia e Calvino i maestri, solo dopo penso a che storia impiantare o ai personaggi che la guidano. Quanto ai Beati Paoli, credo che siano sicuramente esistiti, non è una leggenda: una terra che è stata sempre governata da stranieri, e da colonia, ha sempre avuto degli agitatori, dei rivoltosi... Che poi questi addirittura fossero una setta, in pieno Settecento, con la presenza della Massoneria, perché no?

Accanto al protagonista torna il personaggio enigmatico e avvincente di Sofia Shulz, del quale anche Maurizio di Belmonte sembra invaghito, può rivelare qualcosa del loro rapporto?

Io scrivo partendo dai dialoghi, è dai dialoghi che via via si formano i personaggi, che a quel punto vengono quasi da soli. Così al momento di avere qualcuno che costruisse la fisionomia di una delle bambine morte, ho pensato alle foto dei morti in epoca vittoriana. E improvvisamente l’ho avuta davanti, Sofia Shulz, di origine svizzera, povera e bellissima rossa, che dipinge appunto i morti a pagamento. Dopo di che è entrata nella storia.

Ha in progetto di far tornare qualche suo personaggio nel prossimo futuro, un nuovo romanzo per i suoi lettori?

Se continuo la serie? Perché no? La gente ha fame di storie, e le storie sono dappertutto. Basta acchiapparle. Certo per me o personaggi devono anche essere un po’ giustizieri e se vogliamo di sinistra.

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