L'arte digitale, dai negativi dei film alla metafisica: intervista all'artista Lisa Wray
Mauxa ha intervistato Lisa Wray, una delle artiste pioniere dell'arte digitale.

Lisa Wray è una delle pioniere dell’arte digitale. In particolare l’artista ha creato un nuovo tipo di arte (tradigital) che coniuga pittura tradizionale, disegno, fotografia con i media digitali, come software e strumenti informatici.
Mauxa l’ha intervistata. Lisa Wray nel 1990 ha trovato gli unici due posti negli Stati Uniti in grado di assemblare i suoi prototipi: a Houston e a Washington DC. La macchina che è riuscita a mettere in produzione le sue opere era stata inizialmente sviluppata dal Dipartimento della Difesa. Partendo da foto a colori o negativi di film, realizza le sue opere.
D. Come si crea un lavoro attraverso l’arte digitale?
Lisa Wray. L'arte tradigital combina i media misti - che potrebbero essere dipinti, disegni, fotografie di frattali - con l’informatica, inserendo le opere nel computer attraverso una scansione. I colori, il ritocco e le ri-lavorazioni vengono poi stampati. È ciò che io chiamo un’opera originale. Un po’ come un negativo in una camera oscura.
D. Qual è il tuo ultimo lavoro?
Lisa Wray. Il mio recente lavoro - che ho anche sviluppato negli ultimi 30 anni - è Reiki Tarot.
D. Come è nata la tua ispirazione per questo tipo di digitale?
L. W. Stavo cercando di capire che come il mio stile si sarebbe adattato all’arte normale, e così ho cominciato a leggere brani tratti dagli scritti di pittori e scultori per imparare il modo in cui quegli artisti concepirono l’arte. Mi sono imbattuta in alcuni scritti di Giorgio De Chirico, dei primi anni del 1900.
D. Un pittore italiano, che visse a Roma. Cosa ti ha colpito in particolare?
L. W. In particolare lui parla della sua "pittura metafisica”, con idee molto simili alle mie. Così io chiamo il mio stile “Metafisica”. Lui dice in particolare: "Per diventare veramente immortale l'opera d'arte deve sfuggire tutti i limiti umani: Logica e buon senso creeranno solo interferenza. Ma una volta che queste barriere saranno rotte, si entrerà nelle regioni in cui esistono visioni d'infanzia e sogno".
D. Quindi una realtà ulteriore?
L. W. Sì, infatti lui dice: "Ogni cosa ha due aspetti: l'aspetto attuale, che vediamo quasi sempre e che gli uomini comuni percepiscono, e l'aspetto spettrale e metafisico, che solo rari individui possono osservare nei momenti di chiaroveggenza e di astrazione metafisica. Un'opera d'arte deve raccontare qualcosa che non figura nel suo contorno. Ricordo un giorno vivido d’inverno a Versailles: il silenzio e la calma regnava sovrana. Tutto mi guardò in maniera misteriosa, gli occhi erano in discussione. E poi mi sono resa conto che ogni angolo del palazzo, ogni colonna, ogni finestra possedeva uno spirito impenetrabile. In quel momento sono venuta a conoscenza del mistero che spinge gli uomini a creare certe forme strane. E la creazione è apparsa più straordinaria dei creatori.
D. Ritieni che la tecnologia possa aiutare l'arte?
L. W. Ralph Mayer ha scritto nel 1978 nel libro “The artist's handbook of materials and techniques” che l'applicazione diffusa di nuove e migliori materie prime e modalità tecniche, quasi sempre coincidono con l'introduzione di nuove forme d’arte. Si tratta di nuovi standard di eccellenza, sia artistici che tecnici. Esse diventano espressioni artistiche tanto complete quanto gli standard tradizionali più anziani.
D. Qual è il tuo film preferito e perché?
L. W. Amo il film “Elizabeth” con Cate Blanchett. La storia è affascinante, la sceneggiatura è ben scritta, la recitazione è superba, come le scene e i costumi.
D. Hai mai visitato l'Italia?
L. W. No, ma mi piacerebbe. I genitori di mio marito - scomparso nel 2010 - sono giunti a Ellis Island dall’Italia, da Camerino e Perugia. Se i lettori di Mauxa vogliono vedere i miei lavori sono sul sito www.lisawray.com
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