Wall·E

Siamo nell\'anno 2700, Wall-E (acronimo di Waste Allocation Load Lifter Earth-class) è uno \"spazzino\" robotizzato, unico e inspiegabile sopravvissuto alla fuga dell\'uomo dalla Terra. La prima parte del film si incentra sulla solitudine del robottino che ricorda Will Smith de Io sono leggenda (I Am Legend, Usa, 2007). Il silenzio fa da padrone. Le musiche si esaltano e sono un tutt\'uno con le immagini: le inquadrature che sapientemente il regista ha creato danno un effetto \"documentario\".

Punti di vista dalla lunga distanza e leggeri zoom veloci ci danno l\'idea di essere anche noi, come se riprendessimo con la nostra telecamera digitale. Il film non sta parlando con voci, doppiaggi o sottotesti, come di solito si usa fare. Già dai primi minuti ci accorgiamo che in realtà il film ci vuole parlare con la lingua delle emozioni. Le emozioni create da un robottino, che in realtà ha comportamenti tutt\'altro che meccanici, ma agisce come una persona realmente umana.

La nona fatica dei maghi della Pixar questa volta si spinge verso un cambiamento sostanziale delle immagini e del linguaggio cinematografico standard. Il film non poteva che conquistare all\'unanime sia pubblico che critica. Perchè riesce, con stupefacente equilibrio, ad essere essenziale, sintattico, divertente e romantico.